Presentazione del volume di Gianni Mazzoni “La fabbrica dei Cammei. Leonardo de’ Vegni (1731-1801) genio incognito del secolo dei Lumi”

Leonardo Massimiliano de’ Vegni fu un personaggio versatile ed enciclopedico, dedito a molteplici attività, che, però, è stato ingiustamente trascurato dalla critica e dalla storia dell’Arte e, quindi, completamente dimenticato. Laureatosi a Siena in utroque iure, ma inclinato per natura al disegno e all’arte, si dedicò a studi di matematica, d’architettura e di disegno. Quello che è del tutto particolare e di rilievo nella sua attività sono gli esperimenti compiuti in certi suoi possedimenti a Bagni San Filippo relativi alle proprietà delle acque termali e ai sedimenti calcari da esse rilasciati. Tali sedimenti, attraverso una serie di ingegnosi procedimenti da lui escogitati, poterono essere sfruttati, tra l’altro, per la produzione seriale di bassorilievi di ogni forma (definiti «tartari»), arrivando fino alla creazione di una sorta di alabastro artificiale. Ciò portò de’ Vegni all’impianto di una fabbrica per la produzione di bassorilievi di varia foggia, specialmente cammei di ridotta dimensione, repliche di cammei antichi, ritratti d’uomini celebri dell’antichità o di personaggi del proprio tempo, che avrebbero potuto essere utilizzati per scopi diversi, quali il decoro di architetture (come ad esempio nel Palazzo Bighi Ruspoli all’Arco de’ Rossi), mobili, camini, piccoli gioielli e altro. Della sua attività di architetto si possono ricordare il Teatro dell’Accademia degli Artusi di Montalcino, il Teatro dell’Accademia dei Filarmonici di Foiano della Chiana, il neo palladiano Palazzo Albergotti ad Arezzo.

Oggi. grazie alla ricca ed accurata ricerca di Gianni Mazzoni, che sta alla base di questa imponente monografia, possiamo finalmente riscoprire questo eclettico personaggio nelle sue molteplici attività e leggere la sua corrispondenza tenuta con rilevanti personaggi quali l’abate Giuseppe Ciaccheri della Biblioteca Pubblica di Siena e l’architetto fiorentino Giuseppe del Rosso, i suoi scritti inediti e molte testimonianze sulla sua attività prodotte da importanti personalità del XVIII e XIX secolo, a partire dallo stesso Pietro Leopoldo; questi materiali, conservati per lo più nella Biblioteca Comunale degli Intronati e nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, sono pubblicati da Mazzoni nelle varie appendici poste a conclusione del volume.