Norme Redazionali

  • Si invitano gli autori a rispettare il limite di 60.000 battute, spazi compresi, per la sezione “Saggi”; 40.000 per la sezione “Note e documenti” e 7.000 per le recensioni.
  • Le note vanno inserite a piè di pagina e numerate progressivamente.
  • La forma delle citazioni bibliografiche nelle note al testo prevede per le opere a stampa l’indicazione dell’autore in carattere maiuscoletto, con la sola iniziale del nome proprio (es.: Rossi), seguito da una virgola e dal titolo dell’opera in carattere corsivo. A questo seguirà, dopo una virgola e in carattere tondo, il luogo di edizione dell’opera, la casa editrice, la data di pubblicazione (sempre espressa in numeri arabi) e il riferimento alle pagine. La citazione del luogo, della casa editrice e della data saranno separati da una virgola. In caso di assenza di uno o più dati all’interno delle note tipografiche si dovrà ricorrere alle seguenti abbreviazioni in tondo e carattere minuscolo: s.l. (senza luogo), s.e. (senza editore), s.t. (senza tipografo), s.d. (senza data), s.a. (senza anno). In caso di citazione di opere a stampa in più volumi le note tipografiche dovranno essere riferite solo al volume citato, indicato in numeri romani (es.: C. Cantù, Gli eretici d’Italia, II, Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1866). Il numero della pagina singola sarà preceduto dall’indicazione “p.”. In caso di più pagine verrà usata l’espressione “pp.” e i numeri delle pagine consecutive saranno separati da un trattino. In caso di pagine non consecutive i numeri saranno separati da una virgola. È escluso l’uso di espressioni quali “seg.” o “sgg.”.
  • In caso di opere dovute a due autori, questi verranno citati separandoli con un trattino (es.: Carli – R. Carli, Arte e guerra a Villa Arceno, Siena, Tipografia Senese, 1997; N. Adams – S. Pepper, Ipotesi sulla funzione di alcune opere di trinceramento sulla collina di San Prospero, “Bullettino senese di storia patria”, XCIII (1986), pp. 429-432).
  • Le citazioni di opere miscellanee o comunque dovute a più di due autori devono essere fatte al titolo, espresso in corsivo. Va evitata l’espressione “AA.VV.”.
  • I curatori vanno citati dopo il titolo dell’opera, preceduti da una virgola e dall’espressione “a c. di” e nella forma usata per gli autori, però senza uso di caratteri particolari (es.: Antica legislazione della Repubblica di Siena, a c. di M. Ascheri, Siena, Il leccio, 1993). In caso di più curatori questi saranno separati da una virgola (es.: Teatro goliardico senese, a c. di G. Catoni, S. Galluzzi, Siena, Periccioli, 1985).
  • Gli inventari e i cataloghi dei fondi di archivi e biblioteche vanno citati facendo seguire al nome dell’istituzione il titolo dell’opera, il nome del curatore e le note tipografiche (es.: Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, Lettere e documenti del Risorgimento. La raccolta di Pèleo Bacci della Biblioteca Comunale degli Intronati, a c. di G. Garosi, Siena, Periccioli, 1990.
  • I contributi apparsi su periodici dovranno essere citati facendoli seguire dal titolo del periodico fra virgolette, dall’annata (in numeri romani e con esplicitazione fra parentesi dell’anno corrispondente) e dalle pagine (es.: Bruschettini, Il carteggio di Giuseppe Ciaccheri nella Biblioteca Comunale di Siena, “Bullettino Senese di Storia Patria”, LXXXVI (1979), pp.144-205). La citazione di articoli apparsi su giornali prevede, in aggiunta, il numero del giornale e la data corrispondente. Per citazioni ripetute di periodici sono ammesse, dopo opportuna avvertenza, abbreviazioni dei titoli di questi ultimi (es.: “BSSP” = “Bullettino Senese di Storia Patria”; “ASI” = “Archivio storico italiano”; “RSI” = “Rivista storica italiana”; “RAS” = “Rassegna degli Archivi di Stato”.
  • La preposizione “in” è ammessa solo nel caso di citazioni di saggi presenti in volumi miscellanei, mai in periodici (es.: Glénisson, Rozzi e Intronati, in Storia di Siena, a c. di R. Barzanti, G. Catoni, M. De Gregorio, I, Siena, Protagon, 1995, pp. 407-422).
  • I manoscritti vanno citati facendo seguire la relativa collocazione al nome dell’istituzione presso cui sono conservati, espressa in maiuscoletto e per intero nel caso della prima citazione (es.: Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, ms. A X 74). Per le citazioni successive, dopo opportuna avvertenza, si potrà ricorrere a delle abbreviazioni (es.: BCIS, ms. A.X.74; ASSi per l’Archivio di Stato).
  • Con l’espressione ivi, in carattere corsivo, nelle note si indicherà il riferimento alla citazione dell’opera immediatamente precedente. Con ibidem, in carattere corsivo, si indicherà invece il riferimento alla stessa pagina della stessa opera citata in precedenza:

1 E. Casamassima, Trattati di scrittura del Cinquecento, Milano, Il Polifilo, 1966, p. 71.

2 ivi, p. 79.

3 ibidem.

L’espressione passim, in carattere corsivo, indicherà l’alta frequenza dell’oggetto della citazione all’interno dell’opera, tale da rendere obiettivamente ridondante l’elencazione del numero delle pagine corrispondenti.

  • Non sono ammesse le espressioni “op. cit.” e “loc. cit.”. In caso di ripetizione della citazione bibliografica dovranno essere ripetute, negli stessi caratteri, le indicazioni del cognome dell’autore e, in forma abbreviata, quelle del titolo dell’opera in carattere corsivo, a questa seguirà una virgola e il rinvio alla pagina corrispondente. es.: Bruschettini, Il carteggio, pp. 200-201.
  • In caso di citazione di una nota all’interno di una pagina di una singola opera, questa verrà indicata con la lettera “n” in carattere minuscolo e tondo dopo il numero della pagina stessa (es.: Cerreta, Alessandro Piccolomini letterato e filosofo senese del Cinquecento, Siena, Accademia Senese degli Intronati, 1960, p. 91n).